CONVERSAZIONI ROMANE
Il criminoso attentato contro Benito Mussolini è stato un brusco risveglio per Roma. In questo delizioso settembre, molti romani erano ancora in vacanza, moralmente se non praticamente. L’attentato ha fatto d’improvviso sentire a tutti, ed in special modo agli alti funzionari della polizia, che la vita è dramma e che un solo minuto d’oblio può essere fatale.
Roma ha ritrovato così, un po’ bruscamente, il senso della responsabilità. La vita politica della Capitale può dirsi ormai ricominciata, e tutto fa prevedere avvenimenti importanti in questa subitanea ripresa. Non voglio fare il profeta, chè questo è sempre un pericoloso mestiere: ma mi par ragionevole attendere, a breve scadenza, una serie di riforme e d’innovazioni molto significative.
Certo è, intanto, che l’odioso attentato, più odioso forse dei due precedenti per il cinismo audacissimo del Lucetti, ha prodotto in Roma, un’impressione profondissima. Benito Mussolini è ormai considerato qui come il più romano dei romani. Tutti conosconole sue abitudini e lo vedon passare ogni giorno. C’è chi lo incontra sempre nel grande viale che congiunge il Pincio con Villa Borghese: c’è chi lo vede ogni mattina per la via Nomentana: c’è chi gli è stato vicinissimo mille volte al Campidoglio, all’Augusteo, al Colosseo. Il pensiero che, a Roma, si possa aver abusato criminosamente di questa generosa fiducia del Duce, è particolarmente insopportabile per i Romani. Benito Mussolini è ormai considerato a Roma come il primo e il più popolare dei cittadini.
Le manifestazioni di popolo sono state dunque più che mai vaste e calorose. Non c’era alcuna parola d’ordine.
La folla s’adunava ovunque con la più cordiale spontaneità e s’avviava verso Palazzo Chigi come verso il centro ideale di Roma. Dalla mattina del sabato sino al tardo pomeriggio, i cortei si succedevano quasi ininterrottamente.
La nota predominante, come in tutte le profonde commozioni di popolo, era quella della fede. Anche la gente che crede poco in Dio, andava ripetendo: “E’ inutile che tentino. Ormai è chiaro: Dio non vuole”.
Cosa strana! Questo sentimento così diffuso nel nostro popolo, non aveva trovato ancora in Italia l’alta voce che lo esprimesse. Se ne sono incaricati gli stranieri che sono, come suol dirsi, i nostri posteri anticipati. Un comunicato della Agenzia Reuter ha, per il primo, detto che per gli italiani Benito Mussolini è ormai “l’eletto della Provvidenza”.
A Roma, questo comunicato ha fatto una viva impressione. Tutti hanno sentito che gli stranieri avevano visto più chiaro e più profondo di noi nel sentimento popolare italiano.
(Tratto da : L' Illustrazione Italiana n. 38 - 19 Settembre 1926 - rubrica Conversazioni romane a cura de' : Il marchese del Grillo )
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