Il Littoriale di Bologna
Coloro che per un senso del linguaggio figurato, amavano fino ad oggi chiamare Bologna “la dotta e la grassa” dovranno d’ora in poi completarla con un terzo aggettivo: la “sportiva”. Con la creazione del Littoriale infatti, la vecchia città si è posta d’un balzo all’avanguardia dei grandi centri sportivi, non soltanto italiani ma europei.
Questo enorme stadio che, senza sforzare la fantasia, può essere paragonato a un monumento ciclopico, è andato a sbarrare l’orizzonte a qualche tiro di schioppo dalla città, tra le porte di Sant’Isaia e Saragozza.
Il “silenzioso operante”
La turrita città, che mette in penombra le sue strade con le fughe costanti dei suoi portici medievali, ha ora voluto e saputo elevare la sua ara massima alle manifestazioni della gagliarda vita moderna, con un’ opera tipicamente romana che risponde ad un’ imperiosa necessità e realizza un formidabile segno di potenza.
Questa necessità fu avvertita e questa attuazione fu compiuta dall’on. Leadro Arpinati, il “silenzioso operante” (la definizione è di Benito Mussolini)la cui tenacissima volontà ha travolto e superato gli infiniti ostacoli che si frapponevano alla realizzazione di questo suo sogno. Trascurando le difficoltà d’ ordine tecnico, se ne presentava una di carattere finanziario, la più formidabile. Pensate: bisognava far sottoscrivere dieci milioni. Con entusiastica generosità, i bolognesi risposero al suo appello. Intervenne anche il Governo con un milione. Il groviglio dei problemi tecnici fu coraggiosamente affrontato da un giovanissimo e valoroso architetto: l’ing. Umberto Costanzini, generale di un agguerrito esercito di operai specializzati. L’anfiteatro è ancora tumultuante di lavori di finitura che rombano nei silenzi del fuori-porta, ma già fin dal 31 ottobre scorso, quando la presenza del Duce vi adunò l’inverosimile folla di 150mila persone freneticamente acclamanti, si può dire che il Littoriale abbia incominciato a vivere la sua eccezionale vita di smisurata palestra di giovinezza, d’italianità e di forza. Il 21 aprile, nella storica ricorrenza dei Natale di Roma, il Littoriale avrà la sua riconsacrazione, cui nuovamente presenzierà il Primo Ministro e più tardi il campo calcistico del gigantesco stadio avrà il battesimo con un “match” di primissimo rango: Italia-Spagna.
Il tempio polisportivo
Sopra una superficie complessiva di 125mila metri quadrati – di cui 76mila per lo stadio propriamente detto e altri 49mila per i campi d’allenamento – sorge la massa di questo immenso tempio polisportivo d’un rosso mattone al di fuori e tutto traforato da un doppio ordine di arcovoli, che nella sua càvea grigia conoscerà i cimenti più accaniti e l’entusiasmo delle folle più appassionate.
Lo stadio misura una circonferenza esterna di 600 metri : e i ventun gradini, che percorrono l’interno del pulvinare (dei quali il più basso ha una lunghezza di 530 metri e il più alto di 655) stendono un nastro di ben 18 chilometri. Trentaseimila persone vi si possono agevolmente sedere.
Ma c’è di più. Prima della pista in carbone, il parterre – della larghezza di 6 metri e della circonferenza di 530 – può ospitare, in piedi, oltre 20.000 persone: cosicché il Littoriale può contenere, complessivamente, circa 60.000 spettatori. Costoro – a prescindere dal pubblico privilegiato delle tribune – per sfuggire all’inclemenza della stagione, potranno egualmente assistere agli spettacoli rifugiandosi sotto un larghissimo porticato che, con un pavimento in lieve pendenza, corre tutt’ intorno sotto le gradinate dell’arena. La tribuna centrale, da cui l’occhio signoreggia la zona più stupenda della vastissima gradinata, è lunga 120 metri; e il tetto in cemento è sorretto da undici svelte colonne ed ha uno sbalzo di otto metri: una rara audacia edilizia. Di fronte alla tribuna, una torre, a somiglianza di quella dello stadio di Stoccolma, anniderà l’ufficio di segnalazione e anche un’intera orchestra. All’interno della pista, un campo per il giuoco del football ha le dimensioni massime; e la pista podistica misura una circonferenza alla corda di 450 metri su 7,33 di larghezza, con le sei regolamentari corsie olimpioniche.
Le altre due costruzioni che sorgono a destra dell’ingresso principale, comprendono le due piscine, l’una coperta e l’altra scoperta, entrambe alimentate da un impianto di acqua autonomo e rivestite, nella vasca, da speciali piastre di vetro. La prima piscina è dotata di una vasca di 50 metri per 30, con una profondità di due metri che precipitano a cinque sotto il trampolino per i lanci. Coronano la vasca 4 gradinate, con 5000 posti a sedere. Centoventi sono gli spogliatoi e 25 le docce.
Cifre eloquenti
Caratteristico l’aspetto dell’altra piscina, dotata di una civettuola cupola a vetrate e con la galleria di gradinate su cui troveranno posto non meno di 3000 spettatori. La vasca, che durante l’inverno sarà invasa da un continuo getto d’acqua calda, misura metri 33,33 per 16, con una profondità pressoché uguale a quella della consorella. Quivi gli spogliatoi sono 82 e 20 le docce. In questo padiglione trovano pure asilo parecchi saloni per gli altri sports: la boxe, il tennis, la scherma, i pattini.
Per chi ama vedere una simile opera scomposta e sezionata a lume di statistica, diremo che in soli quattro mesi si son consumati più di 2000 quintali di calce, che pel cemento armato sono state impiegate 800 tonnellate di ferro e che pel rivestimento in mattoni delle tre moli furono necessari 7 milioni di pezzi. Ma l’opera realizzata è pari allo sforzo che agli uomini hainesorabilmente richiesto; è con la prossima primavera, alla maestosa bellezza della classica sua architettura, il Littoriale aggiungerà la gloria della nostra maschia gioventù sportiva che, mentre conosce il lavoro fecondo, vibra della fierezza di chi oggi ha l’orgoglio di chiamarsi italiano in un’ Italia rinnovata.
Guglielmo Bonuzzi
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