3 Gennaio 1926 - Domenica

...La Signora Caterina è arte dialettale. Vedova d' un fiaccheraio piuttosto fastidioso, la sorridente donnetta si annuncia con garbo e strafalcioni, così : " Perchè il nostro mestiere si sostiene / se si ha degli ariguardi a l'avventora; / e me a i ho de l' artesta, sissignora, / mo' delle artiste come si conviene. / Difatti la può dire la Ristori, / la Tessero ch'l'è morta, poveretta, / la Duse e tutte quelle più migliori ". Benissimo. Naturalmente, il primo tema è il palcoscenico... All'ombra delle due torri, drammi e melodrammi sono la grande passione. Non per nulla Bologna esprime un gruppo di maschere (e il Dott. Balanzone signoreggia), non per nulla nei secoli produce moltissimi teatranti. Tutto si lega. All'ombra delle due torri, o sono coristi o sono filodrammatici, o sono burattinai o scrivono copioni. C'è in ogni petroniano un Amleto o un Sigfrido o un Molière o un Belcore. Son Amleti per serate di famiglia, Sigfridi e Belcori per raduni nelle osterie. L'arguta Caterina è una sintesi validissima. Come non riconoscere nella sua indole gli umori d'una gente? Cara figuretta che si muove nella Bologna dell'ultimo Ottocento e del primo Novecento, di Carducci e di Guerrini, di Martucci e di Panzacchi, di Costa in pipistrello (soprabito senza maniche con mantellina, tipico dell'800 n.d.r.) e di Oriani in capparella, delle polemiche wagneriane e dei veglioni repubblicani; la città del Diavolo a Pontelungoe di Panzini giovane, di Bonci e di Borgatti, del tram a cavalli e della Felsina film...

(Tratto da : Rubrica, Questa nostra epoca - Teatro - di E. Ferdinando Palmieri in - Epoca settimanale - 23 Maggio 1954 - Anno V - n. 190)