La benedizione di Sant'Antonio agli animali.
Pittoresca funzione religiosa conservata in moltissime parti d' Italia, specie nei paesi. I sagrati delle chiese brulicano di cavalli, asini, buoi, maiali che attendono la benedizione del sacerdote a nome del Santo protettore degli animali. A Roma è viva tutt'ora la memoria della solenne funzione che si celebrava in questo giorno sull' Esquilino, nella chiesa del Santo Abate. Il Baracconi, nel suo bellissimo volume I rioni di Roma (G. Baracconi, I rioni di Roma , - Roux e Viarengo, Editori. Roma, 1905 ), la ricorda con le costumanze della sua Roma non ancora del tutto ammodernata, costumanze che egli ha raccolte ed illustrate profilando i luoghi in cui esse si abbarbicarono ed offrendoci, così, un volume interessantissimo, pervaso da uno squisito senso d'arte e sostanziato da una grande cultura storica.
Ecco come il Baracconi ci descrive la benedizione degli equini: " Il giorno di Sant'Antonio, che precorreva di poco quei del carnevale, era sacro e solenne pei barberi (cavalli da corsa) come per tutti gli altri cavalli, pei muli e per gli asini della città e del suburbio. Adorni di pennacchi e di fiori si ntraevano alla chiesa del Santo Abate sull' Esquilino per esservi benedetti. Ogni stalla dalla più umile (alle scuderie pontificie) rimaneva deserta quel giorno. Il continuo passaggio delle nobili mute (fra cui una a dodici cavalli di Casa Piombino, celebre ancora ai tempi nostri) e dei muli e degli asini infioccati, porgeva alla spensieratezza del popolo un nuovo pretesto di spasso mentre all'occhio arguto rendeva immagine di un vecchio costume pagano. Voglio dire delle feste consuali e del sacro ambarvale in cui, fra le cerimonie espiatorie, i giumenti, liberi da ogni opera, portavano il capo coronato di fronde e di fiori. Vi via che lo stuolo equino giungeva innanzi alla chiesa del Santo era asperso da acqua lustrale da un monaco in cotta e stola sulla soglia del chiostro. A tale ufficio i religiosi di Santo Antonio attendevano fino all'Ave, e di buon grado perchè la pia fatica era ricompensata da copiose offerte.
(Tratto da - Almanacco del ragazzo italiano 1926 - Bemporad & F° Editori - Firenze)