
Il Primo “Salon” italiano d’arte fotografica internazionale.
( Torino, 18 dicembre 1925 – 17 gennaio 1926)
Nobilissima mostra, pure attraverso al nome poco simpaticamente tolto a prestito oltr’alpe, ed all’impaccio di mode oramai superate. Italiana, nonostante il nome; perché ha dato all’Italia un privilegio che voleva essere solo di Londra e di Parigi: la succinta visione annuale del molto sforzo che in tutto il mondo si vien facendo per produrre, talvolta sotto una etichetta facilona, qualcosa di nuovo e di gradevole nel campo della fotografia.
Prima mostra italiana dunque; nuova non soltanto nella nobiltà e nel patriottismo dell’intento, ma nuova perché frequentata da un pubblico quale le mostre non sono use a vedere. Attento, appassionato, indagatore sottile, ammiratore senza feticismi, giudice spietato dei trucchi e delle psicopatie, che in questa, come in ogni mostra che si rispetti, non dovevano mancare.
Onde attorno alle mirabili oasi fotografiche (chè nelle attuali mostre d’arte fotografica o di fotografia artistica oasi sono appunto i lavori realmente fotografici), un plauso spontaneo, un fervore sincero ma soprattutto un ardente desiderio di apprendere e di emulare.
Più di cinquecento sono state le opere esposte e venute da tutte le parti del mondo. Il raggruppamento per nazioni era il più naturale ed è stato fatto con intuito fine, con signorilità, con squisito buon gusto.
Altrettanto spontanea era quindi la ricerca di ciò che sembri caratterizzare il lavoro particolare di ogni singola nazione sia nell’arte che nella tecnica.
Per la prima volta noi italiani ci siamo schierati in degna competizione con tutto il mondo. A Londra ed a Parigi fummo rappresentati sempre molto bene, ma in così scarsa misura! Qui invece tutta la mostra degli italiani ha rappresentato un’oasi fotografica tra le più ammirate dai visitatori stranieri. Non abbiamo ancora la vaghissima varietà degli americani; ci mancano in modo assoluto quei deliziosi motivi di castissimo nudo, vanto degli inglesi. Ma per converso, profondità di sentimento, mirabile fusione di senso d’arte con abilità tecnica , caratteristica assenza di trucchi e di forme degenerative! Paiono trasfuse in quei lavori molte doti di razza; onde la mostra degli italiani può dirsi tra le pochissime che rappresenti realmente quanto la fotografia possa dare di bello e di gradito, anche se contenuta nei confini suoi, con i suoi pregi e con i suoi difetti.
Ed ecco perché volendo pur tra tanti lavori pregevoli offrire ai nostri lettori la riproduzione di una delle opere più significative, non crediamo ci abbia fatto velo l’esagerato patriottismo nel prescegliere queste “Pecorelle”, ammiratissima opera di un principe dell’arte fotografica italiana, l’avv. Achille Bologna di Torino.
(Tratto da : La Parola - Illustrazione mensile del pensiero parlato - diretta da Zino Zini UTET Febbraio 1926)