La Sentenza
nella causa penale contro
NOTARI UMBERTO di Giovanni, nato a Bologna il 26 Luglio 1878, e domiciliato a Milano, letterato e REDAELLI PIETRO di Ernesto, nato a Varese e domiciliato a Parma, tipografo IMPUTATI
a) Il NOTARI del delitto di cui art. 339, 1. e 2. capoverso del Codice Penale per aver scritto un libro intitolato "Quelle Signore" facendolo stampare e pubblicare in Parma dalla Tipografia Commerciale del Redaelli nell'anno 1904 a fine di lucro, nel quale in ogni sua parte e nel suo complesso si offende il pudore con descrizioni oscene e lubriche, con parole, frasi e sottintesi offensivi del pudore.
b) Il REDAELLI di correità nel reato di cui sopra, per avere nelle circostanze di tempo e di luogo di cui nel precedente capo di imputazione, a fine di lucro, stampato e pubblicato coi tipi della Tipografia Commerciale di cui è direttore e proprietario il libro scritto dal Notari Umberto, intitolato "Quelle Signore" . nel quale in ogni sua parte e nel suo complesso si offende il pudore con descrizioni oscene e lubriche, con parole, frasi e sottintesi offensivi del pudore.
Letti gli atti della causa, udite le conclusioni del P.M. e la difesa dell'imputato comparso, Umberto Notari, il quale ha avuto per ultimo la parola.
In esecuzione di ordinanza 23 Dicembre 1904 di questa Procura Generale venne proceduto al sequestro di "Quelle Signore" edito dalla Società degli Scrittori italiani di Milano, e l'autore del volume Umberto Notari, è stato rinviato, insieme con lo stampatore Pietro Redaelli di Parma al giudizio di questo Tribunale per rispondere del reato di oltraggio al pudore, commesso ai fini di lucro.
Mentre nell'odierno dibattimento il Notari ha respinta l'imputazione che gli viene fatta, protestando di avere scritta opera moralizzatrice, il P.M., ha contestato allo scrittore ogni nobiltà di fine e dall'analisi del libro ha tratta la conclusione che questo nel suo complesso ed in ogni sua parte rappresenta una mera speculazione commerciale a mezzo di pornografia.
Il volume "Quelle Signore" è il diario di una prostituta, Marchetta,che, vivendo in una grande casa di tolleranza, scrive le proprie sensazioni sull'ambiente che la circonda e descrive i tipi che passano per la sua alcova.
Questo il soggetto, se esso possa approvarsi o disapprovarsi e se possa trovare adesione il modo di sentirlo e di esprimerlo non spetta di giudicare al Collegio, il quale deve esclusivamente ricercare se nel libro del Notari il rispetto alla libertà dell'arte si concili coi diritti della morale.
Ristretta in quest'ambito la ricerca, è a dir subito che il Collegio non può consentire coll'avviso del P.M. . Il volume "Quelle Signore"che nella sua concezione e nella forma si appalesa animato da intendimenti d'arte, è la rappresentazione di una delle piaghe che affliggono la società, è la vivisezione acre ed amara delle brutture che quella piaga accompagna ed è nel suo complesso un grido di ribellione e di pietà in favore delle sciagurate, la responsabilità della cui abbiezione ricade sull'ambiente che le ha perdute. E' quindi un monito sociale che scaturisce dal libro, per il cui più efficace raggiungimento, lo scrittore, seguace di un indirizzo d'arte che ha una storia gloriosa, ha creduto di giovarsi della esposizione del documento umano in tutta la sua crudezza. Qualora il Notari avesse mirato, come afferma il P.M. ad uno scopo puramente pornografico, dovrebbe dirsi che la via è stata male scelta. Lo scopo di blandire le basse bramedel senso più presto e più sicuramente poteva raggiungersi ponendo al posto di Marchetta, che campeggia nel quadro di ambiente, una delle tante disgraziate nelle quali l'incoscienza morale domina assoluta insieme alla insensibilità per la propria miseria.
Nel libro del Notari palpita invece un'anima di donna, ad un tempo cinica e sensibile, che vede e sente la propria abbiezione e vuole compiacersene, poichè la rigenerazione è impossibile, che dolora e irride al proprio dolore, che ricorda e rimpiange, e vorrebbe sradicare dal cuore la facoltà di ricordare e rimpiangere, che si ribella e le rivolte soffoca nello scetticismo più amaro e nella più amara voluttà di inabissarsi nella degradazione.
Attraverso a questi contrasti di un'anima proteiforme, che costituiscono il tema d'arte propostosi dallo scrittore, la visione dell'ambiente che Marchetta descrive, perde ogni sapore erotico, e lungi dal sollecitare il senso, ispira disgusto ed indignazione e fa apparire più turpe la colpa degli uomini che alimentano col loro vizio la dolorosa piaga sociale, la quale appare più dolorosa ed è messa più spiccatamente in rilievo nelle ultime pagine del libro, davvero calde di ispirazione, in cui ai miasmi del postribolo è contrapposto il sentimento della maternità, che splende ed illumina come fiamma viva ed esalta, purificando, l'anima di Marchetta.
Non immorale il libro nel suo complesso e pel fine cui tende, neppure possono dirsi lesivi del pudore i singoli episodi, dai quali più specialmente il P.M. ha tratto argomento d'accusa.
Certamente le pagine scabrose non mancano, ma è d'uopo considerare che il libro è scritto per una determinata classe di persone, le quali devono avere la mentalità adatta per non fraintenderlo, e sovratutto, che manca la descrizione dell'oscenità e del particolare lubrico. Lo scrittore accenna per necessità artistiche, ma vela e sorvola, e chi non sa, non può capire. Un'anima ignara non riuscirà a comprendere, per esempio, quale sia l'equipollente della doccia che è preferita dal Presidente di Tribunale, nè il doloroso dono che Marchetta riceve nel dì della Vigilia di Natale, nè il caso di psicopatia sessuale che presenta il commendatore. Nel solo episodio della negra, per quanto anche esso meglio adatto a destare la commiserazione che la sensualità, lo scrittore non ha serbata la consueta misura, ma questo episodio, insieme a qualche frase eccessivamente ardita, non possono bastare per l'incriminazione del libro. A prescindere dalla libertà che deve essere riconosciuta all'Arte, la quale solo a patto di esser libera può compiere la loro funzione sociale, è ovvio il riflettere che se dovessero mettersi all'indice tutte le opere che contengono brani o pagine di non sufficiente castigatezza, la letteratura antica e moderna, dai dialoghi sulle meretrici di Luciano alle cento pagine del D'Annunzio, ben altrimenti allettatrici del senso che non sia la strana prosa tormentosa e amara del Notari, dovrebbero subire una immane ecatombe.
Non l'episodio staccato, ma l'opera nel suo complesso deve essere considerata, e sopratutto è all'intenzione dello scrittore che devesi riguardare. Il reato imputato al Notari è dominato anche esso dalla norma fondamentale sancita nell'art. 45 del Codice Penale; non basta la conscientia sceleris, occorre la intenzione diretta a commettere la lesione del diritto e siffatta intenzione nella specie manca. Che se, oltrechè con criteri strettamente giuridici, vogliasi giudicare con criteri pratici la questione, è da osservarsi: che versandosi in tema di oltraggio al pubblico pudore, il quale non è assoluto, ma varia nei tempi e nei luoghi, devesi tenere presente il concetto medio che la nozione del pudore ha assunto in un determinato momento. Anche sotto questo rapporto non sarebbe giusto colpire il libro del Notari che descrive un ambiente conosciuto per fustigarlo e metterlo alla gogna, quando trovano immeritata fortuna presso il pubblico libri della più pura pornografia che liberamente dilagano ed il pubblico accorre alle scurrilità scollacciate dei caffè - concerto ed affolla i teatri, deliziandosi delle Pillole d' Ercole, o del Biglietto d'alloggio. Il libro del Notari non ha nulla di comune con questa pornografia in voga, e la intenzione dello scrittore lo salva dal marchio della oscenità volgare che la legge punisce. Per questi motivi il Tribunale, visto l'art. 393 Codice di Procedura Penale - Dichiara - non essere luogo a procedere in confronto di Notari Umberto per inesistenza del reato ascritto.
23 Giugno 1906 - Regio Tribunale Penale di Parma .
(Tratto da : Appendice - I celebri processi contro " Quelle Signore " ai tribunali di Parma e Milano pag. 256 e seg. in - Notari , " Quelle Signore ")
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